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ConfimpresaGreen

L’espressione “Green Economy” fa ormai riferimento non solo ad una promessa di sviluppo sostenibile, ma anche ad una sfida economica di carattere ben più ampio, perché significa concepire lo sviluppo in maniera diversa e nuova. Questa sfida, coinvolgendo tutti i settori economici, può senza dubbio costituire uno dei possibili driver per la ripresa dell’economia e l’innalzamento della qualità della vita nel nostro Paese. Basta, a tal proposito, considerare ad esempio il settore agricolo e l’agroalimentare: in questo settore chiave per l’economia italiana, la “Green Economy” diventa un vero paradigma produttivo, gestionale e commerciale, che si traduce ad esempio in trattamento delle biomasse, produzione di energie alternative, evoluzione della filiera dell’agricoltura biologica. Il “modello italiano di green economy” – ed è questa la differenza rispetto a quello di altri paesi europei – si fonda dunque in primo luogo sul ruolo del territorio e di quei milioni di imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, che non solo rappresentano un serbatoio di innovazione nelle filiere e nei settori legati alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico, ma che, ancor più, si configurano come le protagoniste della riconversione in chiave eco-sostenibile del nostro sistema produttivo.

Le informazioni e i casi di studio disponibili a livello territoriale indicano che è proprio per questa strada che sta avvenendo la rivitalizzazione  dell’offerta economica legata a molti dei comparti e delle filiere di punta del Made in Italy (quali l’agroalimentare, il biologico, il tessile-abbigliamento, la chimica e le bioplastiche, l’automotive, il legno arredamento, ecc.), strettamente legata al territorio e ai saperi propri delle PMI.

Per le  imprese, quindi, non si tratta ormai più solo di comportamenti ‘virtuosi’ dettati dall’esigenza di conseguire maggiore efficienza in una difficile fase economica, quanto piuttosto di adottare un nuovo modello produttivo in grado di innalzare il profilo qualitativo dei processi e dei prodotti aziendali e, più in generale, di una leva attraverso la quale cogliere nuove opportunità di business, avvicinando nuovi consumatori e nuovi mercati sia in Italia che, soprattutto in questo momento, all’estero.

Medie, piccole e piccolissime imprese hanno risposto alla crisi proprio facendo leva sull’innovazione, la qualità, la rispondenza dei prodotti offerti ai bisogni emergenti. Da questo impegno diffuso (circa il 25% delle imprese italiane con dipendenti ha programmato nel triennio  2008 – 2011 investimenti in prodotti o tecnologie diretti  a conseguire risparmi energetici e/o minimizzare l’impatto ambientale) emerge in tutta la sua rilevanza l’impatto di questo nuovo modello di sviluppo sulla crescita delle economie territoriali: perché premia in primo luogo la valorizzazione dei fattori locali, cerca e chiede maggiore personalità, storia e tradizione nei prodotti comprati e consumati, vuole beni che portano con sé il rispetto dei luoghi di origine, associando a questi il valore della salvaguardia dei beni ambientali e dei valori culturali.

Dalla recente crisi economica, la sostenibilità è emersa come una delle principali sfide che le economie mondiali sono chiamate ad affrontare per ricostruire le premesse di uno sviluppo moderno e durevole nel tempo, che garantisca i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri. All’interno di questa cornice, le modalità di gestione d’impresa risultano avvicinarsi sempre più alla cultura ambientalista: l’ambiente, da vincolo alla crescita produttiva, viene riconosciuto come motore di innovazione e di sviluppo, in grado di innalzare la capacità competitiva e, per esteso, la qualità della vita dei territori.

Ne deriva una accezione originale di sostenibilità e, più nello specifico, di green economy, non solo imperniata sulle soluzioni tecnologiche dei green business ma in grado di esaltare le potenzialità di un sistema economico evoluto, in cui l’offerta “sostenibile” si accompagna a nuovi modelli di consumo consapevole e a policy di lungo periodo. Si tratta di un approccio “pervasivo”, che sta permeando molti settori dell’economia (a partire proprio dalle produzioni e dalle filiere del Made in Italy più legate all’identità del territorio) e che sempre più interesserà l’intera catena del valore economico (ricerca, investimenti, comunicazione, risorse umane e finanza).

Nel Paese, parlare di sostenibilità – ossia di un modo di produrre in cui il valore generato viene usato per ricostruire le premesse della produzione stessa – e di creazione di valore duraturo significa in primo luogo valorizzare le filiere produttive “corte” (all’interno di specifici settori) e, soprattutto, quelle più “lunghe”, in grado di attraversare più settori all’interno dello stesso territorio (dalle filiere del mare della blue economy a quelle dell’agroalimentare, della moda, della cantieristica, della bioedilizia) e di connetterle a territori più lontani, dai quali attingere nuove competenze e nei quali trovare nuovi sbocchi commerciali. Si tratta di un processo in cui anche molte piccole e piccolissime imprese sono già oggi impegnate, ma che va rafforzato attraverso la creazione di Reti di Imprese, iniziative di supporto in grado di far loro superare la mancanza di mezzi tecnici, finanziari e culturali necessari a muoversi in questa direzione e conseguire un continuo aumento del livello di qualità dell’offerta. In altri termini, occorre sostenere aggregazioni di Pmi a intraprendere percorsi di sostenibilità, promuovendo la “cultura” delle sostenibilità e facilitando l’avvio e la diffusione sul territorio di percorsi per filiere/distretti/reti sostenibili.

Il sistema Confimpresa Green  è fortemente impegnato sui temi dello sviluppo sostenibile e del loro legame con la capacità innovativa delle imprese, temi che rientrano fra le priorità programmatiche .

Particolare  attenzione  è rivolta agli  interventi da attuare a livello locale per garantire uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e con gli ecosistemi.

Tra le tematiche connesse all’ obiettivo e sulle quali occorre in prospettiva concentrare un sempre più forte impegno strategico vi sono lo sviluppo dell’economia verdel’agricoltura sostenibile, la valorizzazione delle filiere del mare e, più in generale, l’adozione di comportamenti socialmente responsabili da parte delle imprese e la nascita di nuove figure professionali Green Jobs.